Un mito tra la via Emilia e il West

VAGABONDI PER SEMPRE

di Simonetta Pagnotti gentilmente concesso da
Famiglia Cristiana

 
 

La sua tomba è qualcosa di più di un mausoleo. Augusto Daolio, il fondatore dei Nomadi scomparso nell'ottobre del '92 dopo una fulminante malattia, a 45 anni, è sepolto nel cimitero del suo paese, a Novellara, nella bassa padana, "tra la via Emilia e il West". Cantava da quando aveva 16 anni. Allora i Nomadi si chiamavano i Monelli. Poi venne l'incontro con Beppe Carletti, la scelta di un nome che è diventato un mito, le canzoni di Francesco Guccini, allora un illustre sconosciuto, che Augusto legò per sempre alla sua immagine, da Dio è morto fino a Canzone per un'amica. Sono motivi che hanno segnato un'epoca: per lui non solo parole ma un programma di vita. Libertà, amicizia, rifiuto della banalità e delle ipocrisie. Il meglio degli ideali dei figli del '68 che Augusto ha continuato a cantare anche quando non erano più di moda, facendoli conoscere a migliaia di giovani che ancora oggi, sei anni dopo la morte, gli testimoniano un affetto smisurato. La sua tomba è inconfondibile. Semplicissima, in mezzo al prato dove sono sepolti i bambini, scolpita da uno scultore amico con i simboli del viaggio di un cacciatore, letteralmente sommersa dalle testimonianze di un vero e proprio pellegrinaggio. "Specialmente d'estate e durante le vacanze di Natale è un flusso continuo", spiega con molta semplicità la compagna della sua vita, Rosanna Fantuzzi, per tutti "la Rosy", mettendo un po' d'ordine nel delirio di oggetti: pupazzi, anelli, collanine, portachiavi, accendini, cuori e messaggi appesi agli alberi. "Sei un mito", "Sempre Nomadi", "Semplicemente grazie: le tue note mi guidano nella vita". Soprattutto, come una bandiera, le parole di quello che era diventato l'inno dei suoi concerti, che suonano come un testamento: Io, vagabondo che son io, vagabondo che non sono altro, soldi in tasca non ne ho, ma lassù m'è rimasto Dio". Probabilmente è proprio questo il segreto di Augusto. Un grande desiderio di libertà unito a una gran voglia di comunicare. Antidivo per eccellenza, poco o niente attaccato al denaro, "gli dava fastidio persino andare in banca>, spiega Rosy, faceva fino a 200 concerti l'anno, aborrendo le scenografie complicate e scegliendo, d'istinto, le piazze di paese. Augusto si è speso fino all'ultimo. Finché c'era anche una sola persona ad aspettarlo, per parlare con lui, chiedergli un consiglio, o anche solo un autografo, lui non andava via. Anche negli ultimi mesi, quando già stava male". Spontaneamente, dalle offerte che sono arrivate dai suoi fan dopo il funerale, è nata l'associazione "Augusto per la vita", che devolve fondi per la ricerca sul cancro. Il primo seme di una solidarietà che continua col gruppo di Beppe Carletti. Anche lui continua ad abitare a Novellara, poco distante dalla casa di Augusto. I ragazzi che vanno a trovarlo al cimitero passano sempre da casa sua. ..