Una sorte di Novellara nel paese delle farfalle
Il Nomadi-day
per ricordare Augusto Daolio

tratto dal Messaggero Veneto del 27/06/2000

BORDANO - Lo spirito di Augusto Daolio vola libero, come una farfalla, nel cuore e nella mente dei tanti che qui in Friuli l'hanno conosciuto e amato e ci suggerisce ciò che per ventinove anni l'artista aveva proposto dal palco e nella vita di tutti i giorni (per lui non c'era distinzione: "ma che film la vita" è un brano del 91 da lui firmato che è quasi un lascito morale), cioè l'amore per la musica, che può affratellare i popoli, non disgiunto da un impegno concreto nel sociale a favore dei deboli, degli oppressi, degli emarginati, dei popoli privati della libertà.
Ieri il paese delle farfalle ha vissuto un vero e proprio Nomadi-day, similmente a quelli che, in febbraio, in occasione della ricorrenza del compleanno di Ago, vengono vissuti da migliaia di Nomadi-fan a Novellara, il paese di Daolio (e beppe carletti), a un tiro di schioppo dal po e nel cuore della piatta pianura emiliana, dove anche i cavalcavia sono asperità.
Augusto Daolio era ieri a Bordano nei suoi tanti dipinti, raffiguranti con un ottica personalissima la natura, esposti a cura della sua instancabile compagna di vita Rosy Fantuzzi nella biblioteca comunale e apprezati da molti di ogni età provenienti da tutto il friuli e anche dal veneto; Augusto era anche nella toccante cerimonia di inaugurazione del centro scolastico a suo nome.
L'istruzione e la cultura erano per lui molto importanti; soleva dire " se la mia casa dovesse dannatamente prendere fuoco arderebbe per una settimana, con le decine di migliaia di libri che sono in essa conservati. Ma augusto era anche e soprattutto nel concertone che i suoi Nomadi hanno tenuto dinanzi a 2.500 partecipanti ( e non spettatori) dalle 19 in poi; da " ma che film la vita" a "io vagabondo", l'inno nomade del '72 griffato da Salerno e Dattoli e ora consegnato alla leggenda, la band emiliana ha dimostrato ancora una volta per quasi tre ore tutta la sua attività (anche a livello di sonorità, la capacità di creare con il popolo nomade un rapporto giocoso nel quale sono veicolati messaggi di solidarietà e la sua compattezza musicale.
Se capitan beppe Carletti è li sul ponte di "comando", a tessere il tappeto melodico di tastiere e riff strumentali contabili (è lui il co-autore di tutta la produzione dal 1990 in poi), Cico Falzone, grande chitarrista e mister sorriso, ha mostrato ancora una volta tutto il suo piglio rock-jazz.
Daniele Campani è alla batteria il cuore pulsante della band, con a fianco Massimo Vecchi, roker al 100 per cento nel sound corposo del basso e nel canto graffiante; in mezzo al palco Danilo Sacco, sempre più grande (Augusto, da qualche parte, sarà orgoglioso di lui), ha interpretato i brani da par suo, cullando o "sparando" le note con naturalezza (daltronde a nostro avviso è uno dei migliori vocalisti italiani in attività) e tenendo, assieme a Cico, alta la tensione emotiva, grazie ai gioiosi e sinceri dialoghi con il pubblico
Ottima è è stata anche la performance del duo trinitario y ponce prodotto in italia da Beppe Carletti, che ha aperto con mezz'ora di sanguigne ballate cubane e, più avanti , ha interpretato assieme ai Nomadi "guantanamera", "no vale la pena" e "ricordati di Chico".
Una giornata da ricordare anche per quelli del nuovo Nomadi fan club di gemona, costituito con sede a Ospidaletto e la "benedizione" l'altro pomeriggio del gruppo. La band tornerà in Friuli ad agosto.

Giuliano Almerigogna