agosto 1999
Associazione "Augusto per la vita" - Via De Amicis, 44 - 42017 NOVELLARA (RE)
conto corrente postale 14395420



SERATA AL MUSEO CERVI


Vorremmo trasmettervi, attraverso la lettera di Stefano, la sensazioni di una serata magica dove tanti amici si sono sentiti uniti da quei valori che consideriamo preziosi.Le emozioni provate la sera dei 3 Luglio a Campegine sono di quelle da lasciare senza fiato. Innanzitutto il luogo dove eravamo: la casa della famiglia Cervi, un posto che per chi, come me, tra una forte natura antifascista ed un interesse per gli avvenimenti che hanno sconvolto il nostro paese e tutta l'Europa durante la seconda guerra mondiale ha un significato quasi unico; in quella casa, in quel cortile, si possono respirare ancora i sentimenti e le passioni di quando papà Alcide ed i suoi sette figli insegnavano, con fatica le tecniche più avanzate per coltivare la terra emiliana e poi, più avanti, quando rischiando la vita, dimostravano di amare la libertà sopra ogni cosa. Ed in questa cornice, dove tutto ti sembra possibile e dove ogni sasso sembra trasudare ricordi, l'Associazione Augusto per la Vita ha voluto creare un a serata magica invitando ad esibirsi Moni Ovadia. Io ammetto di conoscere poco l'attività di questo grande artista, però la suggestione che danno le sue parole permette di entrare subito in sintonia con lui e con quello che ha voluto trasmettere alle persone - più di quattrocento - che aveva di fronte. Moni Ovadia porta nei teatri e nelle piazze d'Italia e d'Europa uno spettacolo definito "Cabaret Hiddish", imperniato su monologhi e canzoni della cultura ebraica, con una presenza ed un impegno che raramente ho riscontrato in chi fa questo mestiere. L'idea di Rosanna è stata, a mio parere, grandiosa, perché l'impegno di cui parlavo è lo stesso che aveva Augusto quando saliva sul palco, l'impegno di chi vede la musica e l'arte non solo come momento di svago e, soprattutto, come un lavoro, ma come un mezzo immediato per raccontare e spesso insegnare. Moni è una persona particolare, lo si vede subito, sarà che per me (forse lo dico interessatamente dato che faccio parte della categoria) una persona con la barba e i capelli irregolari dà subito un senso di amicizia, sarà per la sua somiglianza fisica con Augusto - ha ricordato di essere stato scambiato con lui in Slovenia - ed è certo che la sua voglia infinita di parlare, sia in scena che fuori. Il suo spettacolo narra la storia della popolazione ebraica, dai capostipiti come Mosè e Abramo fino alla sciagura dell'olocausto. Con i suoi aneddoti e i suoi racconti di conoscenze popolari, Moni Ovadia ci accompagna attraverso la storia di un popolo tra i più importanti, un popolo che ha spesso subito le vessazioni e l'odio degli altri contrapponendo un'enorme resistenza ed un'enorme spirito di sopravvivenza e alla fine di vittoria. Lo spettacolo scorre lieve come il buon vino, passando da momenti di ilarità e comicità pura, a momenti di meditazioni profonde fino ad arrivare alle atmosfere da togliere il fiato che la voce dell'artista sa dare quando, accompagnato solo da uno splendido musicista russo che suona un particolare strumento simile ad una fisarmonica, intona le canzoni in ebraico, capaci di trasportarci lontano. Noi del pubblico abbiamo seguito ogni parola, ogni gesto, ammaliati dal grande coinvolgimento che Moni ha saputo creare, sopratutto quando ha cantato una canzone popolare ebraica nata nel ghetto, nel luogo dove è iniziato l'annullamento psichico degli ebrei, per un attimo mi sono sentito come uno di quei padri che vedeva ormai distrutta ogni speranza di futuro per i propri figli, e la pelle d'oca aumentava ad ogni innalzarsi di quel lamento pieno di dolore e tristezza. E di momenti di questa intensità non è certo sprovvisto questo spettacolo che ognuno di noi dovrebbe vedere per potere avere un punto di riflessione sul passato e, soprattutto, sul presente. Ecco perciò perché è doveroso per me - ma credo di parlare a nome di tutti i presenti quella sera - ringraziare il museo Fratelli Cervi di Campegine, Moni Ovadia e naturalmente Rosanna che ha fatto questa scelta azzardata che si è rivelata grandiosa. Come ultima nota, è indispensabile dire quanta soddisfazione ho provato quando ho visto concretizzarsi ennesimamente lo sforzo che noi sostenitori dell'Associazione Augusto per la Vita facciamo cercando di promulgare il più possibile tutto l'operato di Rosanna, quando l'assegno dei fondi raccolti è stato preso in consegna dai medici dell'ospedale di Reggio Emilia una lacrima ha rigato il mio viso, perché grazie all'Associazione e grazie alla Rosi so di aver contribuito in mimma parte a qualcosa di importante.

Stefano
dei "Senza Patria"